Thursday, November 15, 2007

Manhattan day and night




















Ironia e frammenti del quotidiano, in un percorso dall’architettura al ritratto che include ricerche formali, citazioni, rimandi e suggestioni legate strettamente al tema del viaggio.
Le due tipologie del ritratto e della fotografia d’architettura costruiscono e rileggono i luoghi e le persone, dalla spirale della Vulcania di Hollein ritratta semplicemente in una luce avvolgente che sottolinea la regolarità delle forme, al corridoio materico e ingannevole nelle sue rifrazioni del Laban centre di Herzog & de Meuron a Londra.
E si affaccia la presenza umana nel racconto, prima in controluce poi nelle donne incorniciate nelle ruvide facciate brasiliane di mattoni e prefabbricati dell’edificio del Pedregulho, evocata nel memoriale berlinese di Eisenmann, ricca di suggestioni, citazioni e richiami negli scatti “clandestini” nei bar di Vienna e L’Habana, in bilico tra fascino letterario, richiami d’architettura e immaginario turistico.
I tre ritratti sembrano quindi seguire naturali, dal demitizzante racconto di un Peter Eisenmann colto alle spalle, leggero e toccante, fino ai volti di persone vicine e quotidiane, ad evidenziare la passione per l’atto fotografico alla ricerca di un significato.
Su video, grazie al supporto di un dvd, il racconto fotografico di una New York, Manhattan per la precisione, day & night è de-costruito e ricostruito, utilizzando un loop sonoro per aggiungere intensità a narrazioni che a loro volta abbandonano la fissità dell’immagine seguendo zoom, carrellate e rapide variazioni nella sequenza.
Non mancano anche in questo montaggio frenetico le citazioni: il mito della grande mela è ripercorso attraverso richiami da Edward Hopper, graffiti metropolitani, scorci del Flatiron building (edificio storicamente fotografato ma che qui è tagliato solo attraverso un particolare e le sue textures) e rimandi frequenti a Stieglitz e la tradizione della Straight photography.
E la ricerca si muove da un paesaggio architettonico verso la presenza umana diretta, ritornando ai modelli del fotogiornalismo e della fotografia di viaggio, ma sempre con una leggerezza e quasi un’irriverenza nei confronti delle mitologie: come Eisenmann è ritratto di spalle Renzo Piano è ritratto attraverso i grandi cartelloni fotografici che circondano il cantiere della sede del NY Times Building, ma le foto di Annie Leibovitz sono rilette dopo che la città e i suoi abitanti le hanno “rilette” con segni, graffiti e ironiche tracce del loro passaggio.

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